Un Viaggio a Canosa di Puglia alla ricerca di Nicola Colucci
(come abbiamo trovato Nicola Colucci)

Era una mattina luminosa e soleggiata. Mimì ed io avevemo appena passato un lungo e burrascoso tour di una settimana nell'Italia settentrionale con i nostri amici Rino e Vanda e avevamo preso il treno per Roma dove il nostri figli Josiah e Tom soggiornavano da una settimana. Trascorremmo un pomeriggio da turisti, seguito da una cena calabrese assolutamente deliziosa al Ristorante Capitello che incominciò con un piatto di antipasti tipici calabresi, e pane con n'duja.



Ci alzammo l'indomani mattina e prendemmo il primo treno per Foggia, ma il nostro scopo era arrivare a Sant'Agata di Puglia prima del crepuscolo. Mangiammo una pizza in un piccolo chiosco. Qui io scoprii per la prima volta una tradizione diversa e nuova nel consumo del caffè. Quando si ordina l'espresso il barista serve un bicchiere di acqua minerale frizzante che bisogna bere prima. Poi il barista serve il caffè. Pulendo un po' il palato, il sapore del caffè prorompe vivo in bocca. E' una cosa incredibile.

Dopo avere passato una notte ed un giorno in Sant'Agata, partimmo per Canosa. Abbiamo progettato questo viaggio da un anno: io volevo solo arrivare a Canosa. Avevo un appuntamento con un violinista di 90 anni e volevo essere lá al più presto. Di lì a poco avrei incontrato Nicola Colucci, un violinista che avevo conosciuto fino ad ora solo attraverso l'ascolto del suo CD (Violinisti e Serenate A Canosa- inciso nel 1993) Mimì e Nicola si sono scritti alcune volte e lui ci ha chiesto di portare i nostri violini e ci ha assicurato che ci avrebbe mostrato il suo. Finalmente trovammo lo svincolo per Canosa, Nicola ci disse di arrivare nel centro della cittá di raggiungere la piazza del municipo e una volta lá di chiedere a qualcuno come trovarlo, perchè lui abita solo un paio di isolati piu avanti. Eravamo parcheggiati di fronte al municipio ed accanto c'e' una chiesa e si stava celebrando un funerale. Ci sono due cose che generano molto traffico ed euforia qui e sono un buon funerale o un buon matrimonio. Quindi noi stavamo vagando qua e lá nella piazza chiedendo ad ognuno se conoscevano il nostro amico Nicola. Nessuno.

Dopo, un oscuro personaggio su una motocicletta diede a Mimì indicazione eccellente, noi guidammo fin lá. Non c'era nessuno in casa. Vagammo ancora un po' e decidemmo di tentare ancora una volta a quella casa e se non avesse funzionato, avremmo cercato un albergo per la notte. Quando suonammo il campanello, una donna uscì al balcone del terzo piano e ci gridò che quella non era la casa di Nicola suo zio. La donna ci disse di chiedere a chiunque nella Piazza dove fosse il Castello, e loro ci avrebbero dato delle indicazioni perchè Nicola vive al Castello.

Mimì e Josiah andarono sulla collina per trovare la casa, se il tentativo falliva a questo punto avremmo trovato un albergo, cena e il resto. Saremmo ritornati di nuovo domani mattina e avremmo riprovato. Se ancora non ci fosse stato nessuno in casa, saremmo andati in Calabria e l'avremmo considerata una causa persa.



Attraversammo tutta la cittá e seguendo le indicazioni raggiungemmo l'albergo Canusium. Dopo un colazione rapida l'indomani mattina, uscimmo ancora una volta per cercare Nicola Colucci. Andammo a casa sua sul castello ed i vicini ci dissero che era in chiesa. OK, la chiesa si trovava dall'altro lato della strada. Cominciai a dirigermi verso la chiesa e nel momento in cui arrivai alla porta, incontrai un uomo che aveva circa la mia etá che mi chiese se stessi cercando Nicola. Io gli dissi sì e lui mi disse che Nicola non era a casa. Stavo quasi per scoppiare in lacrime, quando lui mi disse che Nicola ci stava aspettando ai piedi della collina. Quest'uomo era il figlio di Nicola, Franco. Finalmente, ci riprendemmo e Franco ci accompagnò ai piedi della collina per incontrare suo padre.

Quando arrivamma lá, dopo i saluti e le presentazioni, la prima cosa che Nicola volle fu quella di spostare la nostra macchina nel suo garage. La macchina, una Citroen Piccaso, e' stata quasi la stessa misura dell'aperta porta, e voleva un po di tempo di sicurarla in garage. Entrammo in casa, portammo i violini e Nicola, Tom ed io cominciammo a fare le introduzioni del violinista. La moglie di Nicola è morta meno che un anno fa, e lui porta ancora il bottone nero simbolo del vedovo addolorato. È ovvio che lei gli manca, come'è ovvio che gli manca suonare la chitarra con suo fratello e gli altri membri del gruppo che ora sono tutti morti. E' stato in un gruppo che ha suonato nelle strade, nei club, per i matrimoni e gli altri eventi speciali. Lui non suona più ogni giorno com'era abituato a fare fino a qualche tempo fa, ma il giorno prima (quando stavamo cercando) aveva suonato ad un matrimonio. Nicola è un uomo molto orgoglioso. Egli era deliziato nel mostraci il negozio dove lavoravono suo nonno e suo padre prima di lui, fabbricando coltelli, asce e forbici. Ci mostrò un'ascia che aveva fatto lui, ed era una meravigliosa artigianale. I suoi attrezzi oggi sono moderni ed il negozio è gestito da suo figlio, Franco, la quarta generazione di "arte costante".



 


Per più di tre ore, Nicola, Tom ed io suonammo musica insieme. Fu un vero e proprio onore sentirsi chiedere da uomo dal tento così sorprendente di dividere la nostra musica con lui. Suonammo alcuni motivi, poi lui ne suonò altre e poi noi tentammo di suonare una coppia insieme. La passione in comune tra Nicola e me era la musica celebre durantela II guerra mondiale; la musica delle grandi band musicali. Mentre noi suonavamo, i nostri occhi si incontrarono e finalmente trovammo il modo di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda. Lui non parla inglese ed il mio italiano è abbastanza limitato. Ma in quel momento eravamo legati, separati dalla cultura e dalla lingua, ma con questo piccolo pezzo di legno, crine ed acciaio, noi eravamo capaci di communicare.

Finalmente arrivò l'ora di pranzo e con Nicola attraversando le serpeggianti strade di Canosa arrivammo in un'altra piazza dove e'ra l'albergo/ristorante. Qui, fummo presentati anche ad un altro musicista locale Giamppaolo Sardella, un oste vivace e gaio, che ci diede il benvenuto e volle che ascoltassimo il CD di Nicola. Noi gli assicurammo che avevamo il CD, e proprio grazie a questo avevamo scoperto Canosa e Nicola. Poi Giampaolo ci onorò un po' della sua musica, cantando e suonando la chitarra. Gli altri clienti del ristorante tutti parteciparono cantando con lui.



Era un modo favoloso di passare un sabato pomeriggio ed io ero un po'triste nel vedere che questa giornata stesse per finire, ma volli trascorrere un po' più di tempo con Nicola suonando e guardando i suoi altri violini. Egli ne ha dieci. Quindi chiamai l'oste e pagai il conto. Mentre stavamo andando via, Nicola mi disse che era molto dispiaciuto, perchè avrebbe voluto offrirci il pranzo. Io fui di accordo nel permettergli di pagare la cena. Egli ha 88 anni e ormai non gli resta molto da vivere perciò riteneva questa "una buona cosa sulla quale spendere i suoi soldi." Io fui sorpreso non solo dalla sua generositá, ma dalla sua visione della vita, dalla sua forza di carattere ed dal suo senso di humour.

Nicola ha due case, una in cima alla collina dove vive con Franco, ed un'altra ai piedi della collina nella piazza sopra al negozio. Camminavamo a fatica sulla collina dove Nicola ci mostrò il monumento commemerativo dove la città fu bombardata durane la guerra, uccidendo molte donne e bambini innocenti. All "altra" casa di Nicola, vedemmo fotografie dei suoi bambini, nipoti e ascotammo una breve storia della famiglia. Poi ci mostrò il violino Stradivari fabbricato nel 1700. Sappiamo che è autentico perchè l'etichetta così chiara e nitida è battuta a macchina e vi si possono leggere tutte le informazioni corrette. Ci scambiano parecchie volte questo violino, ognuno suonando un motivo, ridendo e parlando nelle pause.

Finalmente, era di nuovo ora di camminare. Facemmo una passeggiata sul castello. Poi tornammo allo studio per un po' di musica, prima di andare fuori a cena nello stesso ristorante. Comunque, era l'ora della "passeggiata", qeull'ora nel giorno italiano dove ognuno in città va a fare un giro. A Canosa, tutti si radunano nei pressi della Cattedrale e Nicola ci portò con sè per n breve giro e poi andammo a cena. Durante tutta la cena, Nicola continuò ad accarezzare Tom sul braccio e gli disse che avrebbe gradito che lui restasse. Era dolorosamente ovvio che quest'uomo fosse solo e lontano da altri che dividono la sua passione per la musica. Nicola si affezionò subito a questo giovane che aveva girato mezzo mondo per suonare alcune ore con lui. Questo è un uomo che ha una storia di cose a lungo termine nella sua vita e noi eravamo, ad ogni modo, solo una fantasia passeggiera.



Quando ritornammo in Piazza della Repubblica, "inciampammo" in una sfilata di moda. Nicola condivide abbastanza i miei gusti sulla musica moderna (molto rumore, poco accordo) e dopo alcuni minuti, ne avevamo avuto abbastanza del rumore ed eravamo ritornati a casa sue tre isolati più in là. Fui colpito da come divenne quieto così rapidamente mentre lasciavamo la piazza. Se quello stessa musica si stesse suonando a Seattle, si sentirebbe ad un miglio di distanza. Non è così a Canosa dove le strade strette, gli edifici alti e la struttura generale dell'architettura tendono a centralizzare il rumore e le cose non tendono a viaggiare a lungo. Dopo avere suonato per un po', giunse l'ora di andare a letto e Nicola tirò fuori i materassi. Eravamo tutti piuttosto comodi e sosprendentemente, dormimmo abbastanza bene in quella terra lontana da casa. Quella notte, io sognai di un grandissimo ballo nel quale le donne erano vestite con abaiti bellissimi e noi tutti stavamo suonando questi valzer appassionati ed avvincenti. C'erano Nicola e suo fratello, Tom ed io, e Mimi stava suonando il basso e Josiah stava ballando con una ragazza abbastanza giovane con occhi scuri ed enormi che guardavano su nei suoi con adorazione. Tutto finì troppo presto e noi dovevamo partire da questa bella compagnia. La mattina seguente dopo una rapida colazione Nicola ed io suonammo alcuini ultimi motivi, ci scambiammo un addio pieno di lacrime e proseguimmo verso la prossima avventura. Posso solo sperare di aver lasciato tanti bei ricordi quanti ne abbiamo portati via. Ed io spero solamente che le persone di Canosa si rendano conto del tesoro che hanno, prima che lo perdano.

Il nostro arrivo a Canosa fu stressante e pieno di dubbi ed incertezze; andammo via la domenica mattina felici e contenti con la certezza che probabilmente io non sarei più ritornato. Ma mentre salivo in macchina, già ne sentivo la mancaza e sognavo ansiosamente il mio ritorno un giorno o l'altro. Spero solamente che io posso reincontrare Nicola

narrated by Donald.

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